Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo
Genova

Cenni storici

Il Convento e la Chiesa della SS. Concezione risalgono alla fine del 1500, quando i Cappuccini, per servire meglio gli ammalati della città vollero avvicinarsi al centro spostandosi dal monastero di San Barnaba.

Grazie ai contributi di benefattori e del Banco di San Giorgio fu possibile raccogliere la somma per acquistare il terreno (11 febbraio 1593) e fare edificare la chiesa, dedicata alla SS. Concezione, in ringraziamento per la protezione ricevuta durante la peste del 1579. Il progetto realizzato secondo i canoni della povertà dei cappuccini prevedeva che la croce e la piazza della chiesa fossero “in prospettiva d’ambo le parti della città”; la costruzione procedette rapida: nel 1596 vi fu celebrata la prima messa e nell’aprile del 1598 vi venne ospitato il capitolo provinciale con oltre 400 frati. Da subito gli artisti più prestigiosi del tempo arricchirono con la loro opera l’umile chiesa e fra questi si ricordano in particolare G.B. Paggi e Bernardo Strozzi, che entrò anche a far parte dell’Ordine. I frati oltre a provvedere alle opere in legno e di ebanisteria diedero l’avvio ad attività collaterali quali una farmacia, che tuttora sopravvive nel nome, una biblioteca, una fra le più fornite della città di allora ed un lanificio (1635), attività che sempre caratterizzarono il convento come ben riporta l’Alizeri: “Non ha in tutta Genova santuario veruno che concilj pietà, non recinto che prometta più schietta pace, non faccia di tempio che più inviti a raccoglimento”.
Grazie alla munificenza di benefattori la chiesa ricevette opere di pregio come un gruppo di quadri di Esteban Murillo (1674), opere di G. Palmieri e di G. Banchero; da ricordare la preziosa collezione di statuine del presepe fra le quali da citare quelle di Giulio Casanova del XVII secolo, di G.B. Gaggini, di A.M. Maragliano, fra le quali il notissimo mendicante dallo sguardo triste e quello dal labbro leporino, di G. Pittaluga.
Nel 1669, la necessità di accogliere le tombe di illustri Genovesi, fra i quali spicca il poeta dialettale Martin Piaggio, portò alla costruzione de “li nobili cimiteri” attorno alla cappella – cripta sotto il grande coro, grazie al contributo della famiglia Giustiniani; nel 1835, a seguito dell’ordinanza che vietava la sepoltura dei morti all’interno delle chiese, venne eretto al limite del sagrato un apposito oratorio su disegno del giovane architetto G. Vittorio Pittaluga.
Durante il periodo napoleonico la chiesa subì le conseguenze delle leggi contro i religiosi ed i frati abbandonarono una prima volta il convento; sei tele del Murillo vennero perdute e disperse in vari musei del mondo. Rientrati, i Cappuccini dovettero nuovamente lasciare il convento a causa della legge di soppressione del 1866 e solo nel 1905 vi fecero stabile ritorno.
Molti sono stati i frati che hanno legato il loro nome alla chiesa, fra i quali si ricordano Fr. Tomaso da Trebiano (+1634) e Fr. Felice da Marola, ma il più noto è senz’altro S. Francesco Maria da Camporosso (+1866) che già in vita ebbe l’appellativo di Padre Santo.
Morì di colera nel 1866, venne beatificato nel 1929 e fatto Santo da Papa Giovanni XXIII nel 1962; le sue spoglie, dal 1931, riposano in un tempietto annesso alla chiesa opera dell’ing. Lagorio realizzata da Max Forni.

Visita

Si arriva alla Chiesa salendo una scalea sul cui pianerottolo si trovava la statua del Padre Santo, ora nella cappella interna; sul sagrato campeggia la statua della Madonna Regina di T. Orsolino (+ c. 1675), sul muro a destra, entro una nicchia la statua del Padre Santo, di F. Bringiotti (1939); sulla facciata della Chiesa, sopra il portale, statua della Madonna col Bambino (sec. XVI). Sull’attigua facciata dell’oratorio sono collocate due statue di B. Carlone (sec. XVI?) raffiguranti San Francesco e San Domenico.
La chiesa è a pianta rettangolare con un profondo coro oltre il presbiterio, tre cappelle sul lato destro e due su quello sinistro in mezzo alle quali si apre il passaggio per accedere alla cappella del Padre Santo.
L’interno della Chiesa colpisce per la semplicità con il contrasto fra il bianco delle pareti e del soffitto e lo scuro del legno degli altari, del coro e delle decorazioni.
Sulla parete della controfacciata a destra il quadro del Miracolo di San Serafino di Montegranaro, tela di G. Palmieri (+1740), in basso il monumento funebre di Gromo Rosazza, di G. Chiappori (+1884) quindi il quadro della Flagellazione di Cristo (Anonimo del sec XVIII) in basso la tomba di Montero Edlmann di S. Varni (+1885).
Cappella di San Felice: nell’altare ligneo ancona di B. Strozzi raffigurante la Visione del Santo, ai lati sopra le aperture due ovali con Stimmate e Transito di San Francesco attribuite forse al Palmieri; sotto i monumenti funebri dei Ronco di Varni e di Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, favorita di Cavour.
Cappella di Nostra Signora delle Tre Ave: la sistemazione è del XX secolo; nell’altare ligneo in finto gotico francese la statua della Vergine con attorno i Santi Matilde, Antonio da Padova, Alfonso Maria de Liguori e San Leonardo da Porto Maurizio; monumenti funebri dei Doria Lamba, del Varni, e di Antonia Arese Fagnani, cantata dal Foscolo.
Fra le due cappelle Monumento funebre dei Carignani, del Varni.
Cappella delle Stimmate: già dedicata a San Francesco e Santa Chiara, questa cappella fu realizzata grazie alla munificenza del Re di Sardegna Carlo Felice di Savoia (1821-31) presenta sull’altare, in nicchia, un gruppo ligneo (1708-09) fra i più pregevoli di Anton Maria Maragliano rappresentante le Stimmate del Santo; nella cornice della nicchia sei piccole tele di Santi e Beati di casa Savoia, di S. Panario; sopra le due porte ovali raffiguranti Deposizione di Cristo, di G.A. Ansaldo (+1638) e Madonna col Bambino, di D. Piola (+1703); medaglione del Rubatto, monumento funebre dei Cambiaso, del Varni e tomba del naturalista Domenico Viviani.
Sulla parete prima del Presbiterio Santa Maria Maddalena copia dal Murillo; sull’arco sopra San Lorenzo da Brindisi, di A. Banchero (+1794) e sotto Beata Ludovica di Savoia, di S. Tagliafico (+1829).
Presbiterio: l’altare, pregevole lavoro di ebanisteria artigianale presenta nella nicchia la Statua lignea dell’Immacolata, del gavese B. Carrea (+1839); ai lati le statue lignee di San Francesco e sant’Antonio di G. Casanova (sec. XVIII) ed il tabernacolo di G. Pittaluga (+1743). Alle pareti tele di G. Palmieri Visione di San Francesco e Miracolo di Sant’Antonio.
Coro: di notevoli dimensioni, con semplici stalli lignei, alle pareti ospita notevoli tele: sul retro dell’ancona Cristo alla colonna, copia da L. Cambiaso (+1585), ai cui lati otto piccole tele attribuite anche al Fiasella; alle pareti due copie dal Murillo Adorazione dei pastori e Giuseppe venduto, l’Immacolata con simboli, di G.B. Paggi (+1627), due Miracoli di Sant’Antonio, del Palmieri e la Crocifissione di B. Castello; sul soffitto le Stimmate di San Francesco, tela di anonimo.
L’organo è di recente costruzione. Sotto al coro si trova la Cripta, di uguale ampiezza, che ospita tombe di religiosi e tutte quelle che prima erano ospitate dall’oratorio attiguo alla Chiesa.
Sull’arco del presbiterio su lato sinistro in alto Beato Angelo d’Acri, del Banchero, in basso San Crispino da Viterbo, del Tagliafico; sotto la tomba dei genitori di Massimo d’Azeglio; nella parete un’altra copia dal Murillo, l’Immacolata.
Cappella del Sacro Cuore: già del Crocifisso, la cui tela, di B. Castello, è ora nel coro; sull’altare, del 1923 su disegno di R. Lombardi la Statua lignea di A. Canepa (+1931), in alto medaglioni scolpiti ed ai lati le statue di San Giuseppe e di Santa Teresa del Bambin Gesù; sopra le porte Sacra Famiglia e San Giovannino, di B. Badaracco (+1726) e Cristo portacroce di A. G. Ansaldo (+1638); monumenti funebri della famiglia Paulucci e di Claudia di Cobley, del Varni.
Cappella del Padre Santo: leggermente arretrata rispetto alle altre, di forma ottagonale con cupola è dominata dal Monumento al Padre Santo, opera dello scultore Forni: in primo piano l’altare, con tre bassorilievi bronzei che raffigurano il colloquio del padre con la folla sulla piazzetta della Chiesa; distaccata e soprelevata l’urna con le spoglie del Santo sorretta da quattro figure angeliche; sugli spigoli le statuine della Fede, Speranza, Pazienza e Castità. Sulla destra la Statua del Santo, di C. Rubatto (+1831) (che prima si trovava nel pianerottolo della scalea esterna) il cosiddetto “monumento da palanca”; sulla sinistra l’accesso alla galleria degli ex-voto ed al piccolo Museo del Padre Santo.
Cappella di Sant’Antonio: la tela dell’altare, Visione di sant’Antonio, è di B. Castello, i dipinti sopra le porte sono a destra San Giuseppe col Bambino, di M. A. Franceschini (+1740), e a sinistra Madonna col Bambino, del Badaracco; su un piedestallo una piccola statua di Sant’Antonio, della fine del secolo XVI ed alle pareti i monumenti funerari dei Collano, del Varni, dei Fontana, del Rubatto.
Nella parete sinistra verso l’uscita, in alto tela di anonimo: Visione di San Nicola da Tolentino e in basso la tomba dei Piuma, del Varni.
Nella controfacciata il Martirio di San Fedele da Sigmaringen, tela del Palmieri; sopra il tamburo la vetrata policroma, rifacimento di una precedente del 1911 andata distrutta nei bombardamenti della II guerra mondiale, ritrae San Francesco in preghiera dinnanzi all’Immacolata per ottenere la liberazione di Genova dalla peste.

Church of the Most Holy Conception and “Padre Santo”
Genoa

Historical Notes

The Convent and Church of the Most Holy Conception date to the end of the sixteenth century, when, in order to better serve the sick of the city, the Capuchins wished to move closer to the centre from the monastery of St Barnabas.

Thanks to the contributions of benefactors and of the Bank of St George, the sum was found for purchasing the land (11 February 1593) and for building the church, dedicated to the Most Holy Conception, in thanksgiving for protection received during the plague of 1579. The project carried out according to the rules of poverty of the Capuchins foresaw that the cross and square of the church were “in perspective from both sides of the city”; the construction proceeded rapidly: in 1596 the first mass was celebrated and in April 1598 the provincial chapter was held there with over 400 monks attending. From the very beginning, the most famous artists of the time enriched the humble church with their work. Among these were in particular G.B. Paggi and Bernardo Strozzi, who also entered the Order. As well as seeing to the works in wood and cabinet-making, the monks began collateral activities such as a pharmacy, which still survives in name, a library, one of the richest in the city of the time, and a woollen mills (1635), activities that always characterized the Convent, as Alizeri so well noted: “There is no other shrine in Genoa that so encourages piety, nor an enclosure that promises more sincere peace, no façade of a temple that better invites to meditation”.
Thanks to the generosity of the benefactors, the church received works of great value such as a group of pictures by Esteban Murillo (1674), works by G.B. Palmieri and by G. Banchero; we should not forget the precious collection of crib figures among which mention must be made of those of Giulio Casanova of the seventeenth century, of G.B. Gaggini, of A.M. Maragliano, among these the well-known beggar with the sad face and that with the hare-lip by G. Pittaluga.
In 1669, the need to host the tombs of illustrious Genoese, among whom the dialectal poet Martin Piaggio stands out, led to the construction of “the noble cemeteries” around the chapel-crypt under the great choir, thanks to the contribution of the Giustiniani family; in 1835, following a regulation that forbid the burial of the dead inside churches, a special oratory designed by the young architect G. Vittorio Pittalunga was erected at the boundary of the church square.
During the Napoleonic period, the church suffered the consequences of the laws against the religious and the monks abandoned the convent for the first time; six canvases by Murillo were lost and distributed among various world museums. After their return, the monks had to leave the convent again because of the laws of suppression of 1866 and they made their final return only in 1905.
Many monks have linked their names to the church. Among these were Friar Tomaso from Trebiano (+1634) and Friar Felice from Marola, but the most famous was undoubtedly St Francesco Maria from Camporosso (+1866) who even when still alive was known as “Padre Santo”.
He died of cholera in 1866, was beatified in 1929 and was made a saint by Pope John XXIII in 1962; since 1931 his remains rest in a small temple attached to the church, designed by the engineer Lagorio and carried out by Max Forni.

Visit

The church is reached by climbing a flight of steps. The statue of the “Padre Santo”, now in the internal chapel, was formerly here on the landing. The Church square is dominated by the statue of Our Lady the Queen by T. Orsolino (+ approx. 1675). On the wall to the right, the statue of the “Padre Santo” by F. Bringiotti (1939) stands in a niche. On the façade of the church, above the portal, is the statue of Our Lady and Child (16th cent.). Two statues by B. Carlone (16th cent.?), portraying St Francis and St Dominic, are placed on the adjoining façade of the oratory.
The Church has a regular layout with a deep choir beyond the presbytery, three chapels on the right side and two on the left. The passage for reaching the chapel of the “Padre Santo” opens between these.
The interior of the Church is striking for its simplicity with the contrast between the white of the walls and of the ceiling and the darkness of the wood of the altars, of the choir and of the decorations.
The wall of the counter-façade hosts on the right the painting of the Miracle of St Serafino from Montegranaro, a canvas by G. Palmieri (+1740); below is the funerary monument of Gromo Rosazza, by G. Chiappori (+1884), then the painting of the Flagellation of Christ (by an unknown artist of the 18th cent.), below the tomb of Montero Edlmann by S. Varni (+1885).
Chapel of St Felix : in the wooden altar, altarpiece by B. Strozzi portraying the Vision of the Saint; at the sides above the openings two ovals with Stigmata and Passing of St Francis attributed perhaps to Palmieri; below the funeral monuments of the Ronco, by Varni and of Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, Cavour’s mistress.
Chapel of Our Lady of the Three Ave : the arrangement is 20th century; in the wooden altar in false French Gothic the statue of the Virgin surrounded by Sts Mathilde, Anthony of Padua, Alphonse Marie de Liguori and St Leonard from Porto Maurizio; funeral monuments of the Doria Lamba, by Varni and of Antonia Arese Fagnani, sung by Foscolo.
Between the two chapels funeral monument of the Carignani by Varni.
Chapel of the Stigmata: formerly dedicated to St Francis and St Clare, this chapel was built as a result of the generosity of the King of Sardegna Carlo Felice of Savoy (1821-31). On the altar, in a niche, is a wooden group (1708-09) that is among the most precious by Anton Maria Maragliano portraying the Stigmata of the Saint; in the frame of the niche are six small canvases of Saints and Blesseds of the Savoy family, by S. Panario; above the two doors are ovals portraying the Deposition of Christ, by G.A. Ansaldo (+1638) and Our Lady and Child, by D. Piola (+1703); medallion by Rubatto, funeral monument of the Cambiaso, by Varni and tomb of the naturalist Domenico Viviani.
On the wall before the Presbytery Saint Mary Magdalen, a copy of a Murillo; on the arch above St Laurence from Brindisi, by A. Banchero (+1794) and below Blessed Ludovica of Savoy, by S. Tagliafico (+1829).
Presbytery: the altar, a precious example of skilled woodwork, shows in the niche the wooden Statue of the Immaculate, by B. Carrea (+1839); at the sides the two wooden statues of St Francis and St Anthony by G. Casanova (18th century) and the tabernacle by G. Pittalunga (+1743). On the walls canvases by G. Palmieri, Vision of St Francis and Miracle of St Anthony.
Choir: of considerable size, with simple wooden stalls, it hosts important paintings on the walls: on the back of the altarpiece Christ at the column, copy of a work by L. Cambiaso (+1585), at the sides of this are eight small canvasses also attributed to Fiasella; on the walls two copies of Murillos – the Adoration of the shepherds and Joseph sold, the Immaculate with symbols, by G.B. Paggi (+1627), two Miracles of St Anthony, by Palmieri, and the Crucifixion by B. Castello; on the ceiling the Stigmata of St Francis, canvas by an anonymous artist. The organ is of recent construction. Under the choir is the Crypt , of the same size, that contains tombs of religious and all those that were previously hosted in the oratory attached to the Church.
On the arch of the Presbytery on the left-hand side above is Blessed Angelo D’Acri, by Banchero, below St Crispin from Viterbo, by Tagliafico; below the tomb of Massimo d’Azeglio’s parents; on the wall another copy of a work by Murillo, the Immaculate.
Chapel of the Sacred Heart: formerly of the Crucifixion, the canvas of which, by B. Castello, is now in the choir; on the altar, dating to 1923 based on a drawing by R. Lombardi the wooden Statue by A. Canepa (+1931), above sculpted medallions and at the sides the statues of St Joseph and St Teresa of the Holy Child; above the doors the Sacred Family and St John the Baptist, by B. Badaracco (+1726) and Christ carrying the cross by A. G. Ansaldo (+1638); funeral monuments of the Paulucci family and of Claudia of Cobley, by Varni.
Chapel of the “Padre Santo”: slightly set back with respect to the others, of octagonal form with a dome, it is dominated by the Monument to the “Padre Santo”, the work of the sculptor Forni: in the foreground the altar, with three bronze bas-reliefs that portray the discussion of the father with the crowd on the Church’s square; detached and raised the urn with the remains of the Saint held by four angelic figures; on the corners the small statues of Faith, Hope, Patience and Chastity. On the right is the Statue of the Saint, by C. Rubatto (+1831) (that was formerly on the landing of the external staircase) the so-called “monumento da palanca”; on the left access to the gallery of the “ex-voto” and to the small Museum of the “Padre Santo”.
Chapel of St Anthony: the altar canvas, Vision of St Anthony, is by B. Castello, the paintings above the doors are, on the right, St Joseph and the Child, by M.A. Franceschini (+1740), and on the left Our Lady and Child, by Badaracco; on a pedestal a small statue of St Anthony, of the end of the 16th century, and on the walls the funerary monuments of the Collano, by Varni, and of the Fontana, by Rubatto. On the left wall towards the exit, above is a canvas by an anonymous artist: Vision of St Nicholas of Tolentino and below is the tomb of the Piuma, by Varni.
On the counterfaçade the Martyrdom of St Fedele of Sigmaringen, a canvas by Palmieri; above the drum the polychrome window, a remake of a previous one of 1911 that was destroyed in the bombardments of the 2nd World War, portrays St Francis in prayer before the Immaculate to obtain the liberation of Genoa from the plague.

Église de la Très Sainte Conception et du “Padre Santo”
Gênes

Éléments historiques

Le Couvent et l’Église de la Très Sainte Conception remonte à la fin du XVIème siècle, quand les moines capucins, dans le but d’aider plus efficacement les malades de la ville, voulurent se rapprocher du centre en quittant le monastère de Saint Barnabé.

Grâce aux libéralités de bienfaiteurs et de la Banque de Saint Georges, il fut possible de récolter la somme permettant d’acquérir le terrain (11 février 1593) et de faire édifier l’église, qui fut dédiée à la Sainte Conception, en remerciement pour la protection qui fut accordée au cours de l’épidémie de peste de 1579. Le projet, qui fut réalisé en respectant les canons de la pauvreté qu’observaient les moines capucins, prévoyait que la croix et la place de l’église fussent “en perspective des deux côtés de la ville” ; la construction progressa rapidement : en 1596, la première messe y fut célébrée et en avril 1598, elle accueillit le chapitre provincial comptant plus de 400 moines. Dès les origines, les artistes les plus prestigieux de l’époque enrichirent de leurs œuvres l’humble église et il faut en particulier citer parmi ceux-ci G. Paggi et Bernardo Strozzi, ce dernier étant même entré dans l’ordre. Les moines, en plus de s’occuper des ouvrages en bois et d’ébénisterie, s’occupèrent également d’activités annexes telles qu’une pharmacie, qui existe encore sous ce nom de nos jours, une bibliothèque, qui comptait parmi les plus riches de la ville à cette époque et une filature de laine (1635), ces activités ayant de tout temps caractérisé le couvent, comme le rappelle Alizeri: “Il n’existe pas dans toute la ville de Gênes un autre sanctuaire suscitant à ce point la piété, aucun couvent qui ne promette une paix plus profonde, aucune façade de temple qui ne soit davantage propice à la méditation.”
Grâce à la générosité de ses bienfaiteurs, l’église reçut des œuvres de grande valeur telles qu’un groupe de tableaux d’Esteban Murillo (1674), des œuvres de G. Palmieri et de G. Banchero ; il faut également mentionner la précieuse collection de statuettes destinées à peupler la crèche, parmi lesquelles figurent celles de Giulio Casanova du XVIIème siècle, de G.B. Gaggini, d’A.M. Maragliano, au sein desquelles figurent le célèbre mendiant au regard triste et le mendiant au bec-de-lièvre, de G. Pittaluga.
En 1669, la nécessité d’accueillir les tombes d’illustres Génois, parmi lesquels figurait le poète dialectal Martin Piaggio, amena à la construction de “li nobili cimiteri” (le noble cimetière) tout autour de la chapelle – crypte sous le grand chœur, grâce à la contribution de la famille Giustiniani ; en 1835, à la suite de l’ordonnance qui interdit la sépulture des morts au sein des églises, on construisit , à la limite du parvis, un oratoire spécial sur un projet du jeune architecte G. Vittorio Pittaluga.
Pendant la période napoléonienne, l’église subit les conséquences des lois édictées contre les religieux et les moines abandonnèrent une première fois le couvent ; six toiles de Murillo furent ainsi perdues et disséminées dans différents musées de par le monde. Après être revenus une première fois, les Capucins abandonnèrent à nouveau le couvent à cause de la loi de suppression de 1866 et ce n’est qu’en 1905 qu’ils y retournèrent de manière définitive.
Nombreux furent les moines qui lièrent leur nom à l’église et, parmi ceux-ci, il faut mentionner Fr. Tomaso de Trebiano (+1634) et Fr. Felice da Marola, mais le plus connu est sans aucun doute S. Francesco Maria da Camporosso (+1866), qui, de son vivant, eut droit à l’appellation de “Padre Santo”.
Il mourut de choléra en 1866, fut béatifié en 1929 et fut proclamé Saint par le Pape Jean XXIII en 1962 ; sa dépouille mortelle, depuis 1931, repose dans une petite chapelle en annexe de l’église, œuvre de l’ingénieur Lagorio. réalisée par Max Forni.

Visite

On arrive à l’Église en montant des escaliers sur le palier desquels se trouvait à l’origine la statue du Père Saint, actuellement située dans la chapelle intérieure ; sur le parvis, se dresse la statue de la Sainte Vierge Reine de T. Orsolino (décédé en 1675), sur le mur de droite, dans une niche se trouve la statue du “Padre Santo”, de F. Bringiotti (1939) ; sur le façade de l’Église, au-dessus du portail, est logée la statue de la Sainte Vierge avec l’Enfant (XVIème siècle). Sur la façade proche de l’oratoire sont placées deux statues de B. Carlone (XVIème siècle ?) représentant Saint François et Saint Dominique.
L’église présente une forme rectangulaire avec un chœur profond s’étendant au-delà du presbytère, trois chapelles sur le côté droit et deux sur le côté gauche, au milieu desquelles s’ouvre le passage pour accéder à la chapelle du “Padre Santo”.
L’intérieur de l’église impressionne par sa simplicité, par le contraste entre le blanc des murs et du plafond et la couleur sombre des bois des autels, du chœur et des décorations.
Sur le mur de la façade intérieure, à droite, le tableau du Miracle de Saint Séraphin de Montegranaro, une œuvre de G. Palmieri (+1740), dans le bas, le monument funèbre de Gromo Rosazza, de G. Chiappori (+1884), ensuite, le tableau de la Flagellation du Christ (œuvre anonyme du XVIIIème siècle), dans le bas, la tombe de Montero Edlmann de S. Varni (+1885).
Chapelle de Saint Félix: dans l’autel en bois, retable de B. Strozzi représentant la Vision du Saint, sur les côtés, au-dessus des ouvertures deux cadres de formes ovales avec Stigmates et Passage de Saint François pouvant peut-être être attribués à Palmieri ; en dessous, les monuments funèbres des Ronco di Varni et d’Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, la favorite de Cavour.
Chapelle de Notre Dame des trois Ave Maria: l’édifice date du XXème siècle ; dans l’autel en bois, en faux gothique français, la statue de la Vierge avec autour d’elle les Saints Mathilde, Antoine de Padoue, Alfonso Maria de Liguori et Saint Léonard de Port Maurice ; monuments funèbres des Doria Lamba, de Varni, et d’Antonia Arese Fagnani, célébrée par Foscolo.
Entre les deux chapelles, monument funèbre des Carignani, de Varni.
Chapelle des Stigmates: dédiée à Saint François et Sainte Claire, cette chapelle fut réalisée grâce à la munificence du Roi de Sardaigne Charles-Félix de Savoie (1821-31), elle présente sur son autel, dans une niche, un groupe statuaire en bois (1708-09) parmi les plus remarquables créés par Anton Maria Maragliano représentant les Stigmates du Saint ; dans le cadre de la niche se trouvent six petits tableaux de Saints et de Bienheureux de la Maison de Savoie, de S. Panario ; au-dessus des deux portes, des tableaux ovales représentant la Déposition du Christ, de G.A. Ansaldo (+1638) et la Sainte Vierge avec l’Enfant, de D. Piola (+1703) ; médaillon de Rubatto, monument funèbre des Cambiaso, de Varni et tombe du naturaliste Domenico Viviani.
Sur le mur avant le Presbytère se trouve Sainte Marie-Madeleine, copie de Murillo ; sur l’arc au-dessus Saint Laurent de Brindisi, d’A. Banchero (+1794) et en dessous Beata Ludovica de Savoie, de S. Tagliafico (+1829).
Presbytère : l’autel, remarquable travail d’ébénisterie artisanale, abrite dans la niche la Statue en bois de l’Immaculée, du peintre de Gavi B. Carrea (+1839) ; sur les côtés, les statues en bois de Saint François et de Saint Antoine, de G. Casanova (XVIIIème siècle) et le tabernacle de G. Pittaluga (+1743). Aux murs se trouvent des tableaux de G. Palmieri : Vision de Saint François et Miracle de Saint Antoine.
Chœur: présentant des dimensions considérables, avec de simples sièges en bois, il porte sur ses murs des tableaux de valeur : sur la partie postérieure du retable Christ à la colonne, copie de L. Cambiaso, (+1585) sur les côtés, huit petits tableaux attribués à Fiasella ; aux murs, deux copies de Murillo Adoration des bergers et Joseph vendu, l’Immaculée avec symboles, de G.B. Paggi (+1627), deux Miracles de Saint Antoine, de Palmieri et la Crucifixion, de B. Castello ; sur le plafond, les Stigmates de Saint François, tableau anonyme.
L’orgue est de fabrication récente. Au-dessus du chœur se trouve la Crypte, de dimension équivalente, qui abrite les tombes de religieux et toutes celles qui étaient auparavant logées dans l’oratoire proche de l’Église.
Sur l’arc du presbytère, sur le côté gauche, Beato Angelo d’Acri, de Banchero, dans le bas Saint Crispin de Viterbe, de Tagliafico ; en dessous se trouve la tombe des parents de Massimo d’Azeglio ; dans le mur une autre copie de Murillo, l’Immaculée.
Chapelle du Sacré Cœur: anciennement dite “ du Crucifix ”, dont le tableau, de B. Castello, se trouve actuellement dans le chœur ; sur l’autel, datant de 1923 et érigé sur un dessin de R. Lombardi, se trouve la Statue en bois d’A. Canepa (+1931), en haut sont placés des médaillons gravés et sur les côtés les statues de Saint Joseph et de Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus ; au-dessus de la porte se trouve la Sainte Famille et Saint Giovannino, de B. Badaracco (+1726) et Christ porte-croix d’A. G. Ansaldo (+1638) ; monuments funèbres de la famille Paulucci et de Claudia de Cobley, créés par Varni.
Chapelle du “Padre Santo”: en position légèrement reculée par rapport aux autres, de forme octogonale avec dôme, elle est dominée par le Monument au “Padre Santo”, œuvre du sculpteur Forni : au premier plan l’autel, avec trois bas-reliefs en bronze, qui représentent le dialogue du père avec la foule sur la petite place de l’Église ; en position détachée et surélevée se trouve l’urne contenant les restes du Saint, soutenue par quatre figures angéliques ; sur les arêtes, les statuettes de la Foi, de l’Espoir, de la Patience et de la Chasteté. Sur la droite se trouve la Statue du Saint, de C. Rubatto (+1831) (qui, par le passé, se trouvait sur le palier de l’escalier extérieur, appelée “monumento da palanca” ; sur la gauche se trouve l’accès à la galerie des ex-voto et au petit Musée du “Padre Santo”.
Chapelle de Saint Antoine: le tableau de l’autel, Vision de Saint Antoine est l’œuvre de B. Castello, les peintures sur les portes sont, à droite, Saint Joseph avec l’Enfant, de M. A. Franceschini (+1740), et à gauche, Sainte Vierge avec l’Enfant, de Badaracco ; sur un piédestal se trouve une petite statue de Saint Antoine, datant de la fin du XVIème siècle et, sur les murs, les monuments funéraires des Collano, de Varni, des Fontana, de Rubatto.
Dans la paroi de gauche vers la sortie, en hauteur, est situé le tableau d’un anonyme : Vision de Saint Nicolas de Tolentino et, dans le bas, la tombe des Piuma, de Varni.
Dans la façade interne, le Martyre de Saint Fidèle de Sigmaringen, un tableau de Palmieri ; sur le tambour, le vitrail polychrome, remaniement d’un vitrail précédent remontant à 1911 et détruit au cours des bombardements de la Deuxième guerre mondiale, représente Saint François en prière devant l’Immaculée pour obtenir que Gênes soit libérée de la peste.

Iglesia de la Santísima Concepción y “Padre Santo”
Génova

Notas históricas

El Convento y la Iglesia de la Santísima Concepción remontan a finales de 1500, cuando para atender mejor a los enfermos de la ciudad, los Capuchinos quisieron acercarse al centro, desplazándose del monasterio de San Barnaba.

Gracias a las contribuciones de algunos benefactores y del Banco de San Giorgio fue posible recoger la cantidad para adquirir el terreno (11 de febrero de 1593) y hacer construir la iglesia, dedicada a la Santísima Concepción, en agradecimiento por la protección recibida durante la peste de 1579. El proyecto realizado según los cánones de la pobreza de los capuchinos, preveía que la cruz y la plaza de la iglesia fuesen “en perspectiva de ambos lados de la ciudad”; la construcción procedió en forma rápida: en 1596 se celebró la primera misa y en abril de 1598 hospedó el capítulo provincial, con más de 400 frailes. De inmediato los más prestigiosos artistas de esa época enriquecieron con su obra la humilde iglesia; entre ellos, y en particular, se recuerdan a G.B. Paggi y a Bernardo Strozzi, que incluso entró a formar parte de la Orden. Además de proveer a las obras de madera y de ebanistería, los frailes dieron comienzo a actividades colaterales como ser una farmacia, que aún hoy subsiste bajo ese nombre, una biblioteca, en aquel entonces entre las más completas de la ciudad, y una fábrica de lana (1635), actividades éstas que siempre caracterizaron el convento, tal como bien aparece en el Alizeri: “En toda Génova no existe santuario alguno que concilie piedad, no recinto que prometa paz más simple, no haga de templo que invite mejor al recogimiento”.
Gracias a la generosidad de los benefactores la iglesia ha recibido obras de valor, como ser un grupo de cuadros de Esteban Murillo (1674), obras de G. Palmieri y de G. Banchero; es de recordar la preciosa colección de estatuillas del pesebre, entre las cuales vale la pena citar las de Giulio Casanova del siglo XVII, de G.B. Gaggini, de A.M. Maragliano; entre ellas el famoso mendigo con una triste mirada y la del labio leporino, de G. Pittaluga.
En 1669, la necesidad de recibir las tumbas de los célebres Genoveses, entre los cuales destaca el poeta dialectal Martin Piaggio, condujo a la construcción de “los nobles cementerios” alrededor de la capilla – cripta debajo del gran coro, gracias a la contribución de la familia Giustiniani; en 1835, como consecuencia de la disposición que prohibía la sepultura de los muertos dentro de las iglesias, en el punto límite del sagrado fue erigido un preciso oratorio en base a diseño del joven arquitecto G. Vittorio Pittaluga.
Durante el periodo napoleónico la iglesia sufrió las consecuencias de las leyes contra los religiosos, y los frailes abandonaron el convento una primera vez; seis telas del Murillo se perdieron y dispersaron en varios museos del mundo. De retorno, los Capuchinos tuvieron que abandonar nuevamente el convento a causa de la ley de supresión de 1866 y sólo en 1905 regresaron en forma estable.
Fueron varios los frailes que asociaron su nombre al de la iglesia, entre los cuales se recuerdan Fray Tomás de Trebiano (+1634) y Fray Félix de Marola, pero sin lugar a duda el más famoso es S. Francisco Maria de Camporosso (+1866), quien ya en vida tuvo el apelativo de “Padre Santo”.
Murió de cólera en 1866, fue beatificado en 1929 y declarado Santo por el Papa Juan XXIII en 1962; sus restos, desde 1931 descansan en un templete anexo a la iglesia, obra del ing. Lagorio realizada por Max Forni.

Visita

Subiendo una escalera se llega a la Iglesia en cuyo descansillo se encuentra la estatua del “Padre Santo”, actualmente en la capilla interna; sobre el sagrado se destaca la estatua de la Virgen Reina de T. Orsolino (+ c. 1675), en el muro de la derecha, dentro de un nicho la estatua del “Padre Santo”, de F. Bringiotti (1939); sobre la fachada de la Iglesia, arriba del portal, la estatua de la Virgen con el Niño (siglo XVI). En la fachada contigua del oratorio se encuentran dos estatuas de B. Carlone (siglo XVI?) que representan a San Francisco y a Santo Domingo.
La iglesia es de planta rectangular con profundo coro más allá del presbiterio, tres capillas del lado derecho y dos del izquierdo, en medio de las cuales se abre el paso para acceder a la capilla del “Padre Santo”.
El interior de la Iglesia impacta por la sencillez con el contraste entre el blanco de las paredes y del techo y lo oscuro de la madera de los altares, del coro y de las decoraciones.
En la pared de la contrafachada, a la derecha el cuadro del Milagro de San Serafín de Montegranaro, tela de G. Palmieri (+1740), en la parte baja el monumento fúnebre de Gromo Rosazza, de G. Chiappori (+1884) por tanto el cuadro de la Flagelación de Cristo (Anónimo del siglo XVIII), abajo la tumba de Montero Edlmann de S. Varni (+1885).
Capilla de San Félix: en el altar lignario retablo de B. Strozzi que representa la Visión del Santo, a los lados, arriba las aberturas de dos óvalos con Estigmas y Tránsito de San Francisco atribuidas quizás a Palmieri; abajo los monumentos fúnebres de los Ronco de Varni y de Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, favorita de Cavour.
Capilla de Nuestra Señora de las Tres Ave: la disposición es del siglo XX; en el altar lignario en falso gótico francés la estatua de la Virgen con alrededor los Santos Matilde, Antonio de Padua, Alfonso Maria de Ligorio y San Leonardo de Porto Maurizio; monumentos fúnebres de los Doria Lamba, del Varni, y de Antonia Arese Fagnani, cantada por el Foscolo.
Entre las dos capillas Monumento fúnebre de los Carignani, del Varni.
Capilla de las Estigmas: anteriormente dedicada a San Francisco y a Santa Clara; dicha capilla fue realizada gracias a la generosidad del Rey de Cerdeña, Carlo Felice de Saboya (1821-31) presenta en el altar, en nicho, un grupo lignario (1708-09) entre los más valiosos de Anton Maria Maragliano que representa los Estigmas del Santo; en el marco del nicho seis pequeñas telas de Santos y Beatos de la casa de los Saboya, de S. Panario; arriba de las dos puertas ovaladas que representan la Deposición de Cristo, de G.A. Ansaldo (+1638) y Virgen con el Niño, de D. Piola (+1703); medallón del Rubatto, monumento fúnebre de los Cambiaso, del Varni y tumba del naturalista Domenico Viviani.
Antes del Presbiterio, sobre la pared, Santa María Magdalena copia del Murillo; en el arco de arriba San Lorenzo de Brindisi, de A. Banchero (+1794) y abajo la Beata Ludovica de Saboya, de S. Tagliafico (+1829).
Presbiterio: el altar, precioso trabajo de ebanistería artesanal, en el nicho presenta la Estatua lignaria de la Inmaculada, de B. Carrea (+1839), originario de Gavi; a los lados las estatuas lignarias de San Francisco y San Antonio de G. Casanova (siglo XVIII) y el tabernáculo de G. Pittaluga (+1743). En las paredes, telas de G. Palmieri, Visión de San Francisco y Milagro de San Antonio.
Coro: de considerables dimensiones, con simples asientos lignarios, en las paredes aloja telas notables: detrás del retablo Cristo en la columna, copia de L. Cambiaso (+1585), en cuyos lados ochos pequeñas telas atribuidas también al Fiasella; en las paredes dos copias del Murillo, Adoración de los pastores y José vendido, la Inmaculada con símbolos, de G.B. Paggi (+1627), dos Milagros de San Antonio, del Palmieri y la Crucifixión de B. Castello; en el techo los Estigmas de San Francisco, tela de anónimo.
El órgano es de reciente construcción. Debajo del coro se encuentra la Cripta, de igual amplitud, que aloja tumbas de religiosos y todas aquellas que antes se encontraban en el oratorio contiguo a la Iglesia.
En el arco del presbiterio, en la parte alta del lado izquierdo, Beato Angelo d’Acri, del Banchero, en la baja San Crispino de Viterbo, del Tagliafico; por debajo, la tumba de los padres de Massimo d’Azeglio; en la pared otra copia del Murillo, la Inmaculada.
Capilla del Sagrado Corazón: anteriormente del Crucifijo, cuya tela de B. Castello actualmente se encuentra en el coro; en el altar, de 1923 y en base a diseño de R. Lombardi, la Estatua lignaria de A. Canepa (+1931), en la parte alta medallones tallados y a los lados las estatuas de San José y Santa Teresa del Niño Jesús; arriba las puertas de la Sagrada Familia y San Juancito, de B. Badaracco (+1726) y Cristo portacruz de A. G. Ansaldo (+1638); monumentos fúnebres de la familia Paulucci y de Claudia de Cobley, del Varni.
Capilla del “Padre Santo”: ligeramente más atrás respecto a las demás y de forma octagonal con cúpula, se encuentra dominada por el Monumento al Padre Santo, obra del escultor Forni: en primer lugar el altar, con tres bajorrelieves de bronce que representan la entrevista del padre con la muchedumbre en la pequeña plaza de la Iglesia; separada y sobreelevada la urna con los restos del Santo, sostenida por cuatro angélicas figuras; en las esquinas las estatuillas de la Fe, Esperanza, Paciencia y Castidad. A la derecha la Estatua del Santo, de C. Rubatto (+1831) (que antes se encontraba en el descansillo de la grada externa), el llamado “monumento da palanca”; a la izquierda el acceso a la galería de los ex-voto y al pequeño Museo del “Padre Santo”.
Capilla de San Antonio: la tela del altar, Visión de San Antonio, es de B. Castello, las pinturas que aparecen arriba de las puertas son: a la derecha San José con el Niño, de M. A. Franceschini (+1740), y a la izquierda la Virgen con el Niño, del Badaracco; sobre un pedestal una pequeña estatua de San Antonio, de finales del siglo XVI y en las paredes los monumentos funerarios de los Collano, del Varni, de los Fontana, del Rubatto.
Hacia la salida, en la pared izquierda, en la parte alta tela de anónimo: Visión de San Nicolás de Tolentino y en la parte bajo la tumba de los Piuma, del Varni.
En la contrafachada el Martirio de San Fedele de Sigmaringen, tela del Palmieri; arriba del tambor la vidriera polícroma, reconstrucción de una precedente de 1911 que quedó destruida durante los bombardeos de la II guerra mundial, representa San Francisco en oración delante de la Inmaculada para obtener la liberación de Génova de la peste.

ITA

Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo
Genova

Cenni storici

Il Convento e la Chiesa della SS. Concezione risalgono alla fine del 1500, quando i Cappuccini, per servire meglio gli ammalati della città vollero avvicinarsi al centro spostandosi dal monastero di San Barnaba.

Grazie ai contributi di benefattori e del Banco di San Giorgio fu possibile raccogliere la somma per acquistare il terreno (11 febbraio 1593) e fare edificare la chiesa, dedicata alla SS. Concezione, in ringraziamento per la protezione ricevuta durante la peste del 1579. Il progetto realizzato secondo i canoni della povertà dei cappuccini prevedeva che la croce e la piazza della chiesa fossero “in prospettiva d’ambo le parti della città”; la costruzione procedette rapida: nel 1596 vi fu celebrata la prima messa e nell’aprile del 1598 vi venne ospitato il capitolo provinciale con oltre 400 frati. Da subito gli artisti più prestigiosi del tempo arricchirono con la loro opera l’umile chiesa e fra questi si ricordano in particolare G.B. Paggi e Bernardo Strozzi, che entrò anche a far parte dell’Ordine. I frati oltre a provvedere alle opere in legno e di ebanisteria diedero l’avvio ad attività collaterali quali una farmacia, che tuttora sopravvive nel nome, una biblioteca, una fra le più fornite della città di allora ed un lanificio (1635), attività che sempre caratterizzarono il convento come ben riporta l’Alizeri: “Non ha in tutta Genova santuario veruno che concilj pietà, non recinto che prometta più schietta pace, non faccia di tempio che più inviti a raccoglimento”.
Grazie alla munificenza di benefattori la chiesa ricevette opere di pregio come un gruppo di quadri di Esteban Murillo (1674), opere di G. Palmieri e di G. Banchero; da ricordare la preziosa collezione di statuine del presepe fra le quali da citare quelle di Giulio Casanova del XVII secolo, di G.B. Gaggini, di A.M. Maragliano, fra le quali il notissimo mendicante dallo sguardo triste e quello dal labbro leporino, di G. Pittaluga.
Nel 1669, la necessità di accogliere le tombe di illustri Genovesi, fra i quali spicca il poeta dialettale Martin Piaggio, portò alla costruzione de “li nobili cimiteri” attorno alla cappella – cripta sotto il grande coro, grazie al contributo della famiglia Giustiniani; nel 1835, a seguito dell’ordinanza che vietava la sepoltura dei morti all’interno delle chiese, venne eretto al limite del sagrato un apposito oratorio su disegno del giovane architetto G. Vittorio Pittaluga.
Durante il periodo napoleonico la chiesa subì le conseguenze delle leggi contro i religiosi ed i frati abbandonarono una prima volta il convento; sei tele del Murillo vennero perdute e disperse in vari musei del mondo. Rientrati, i Cappuccini dovettero nuovamente lasciare il convento a causa della legge di soppressione del 1866 e solo nel 1905 vi fecero stabile ritorno.
Molti sono stati i frati che hanno legato il loro nome alla chiesa, fra i quali si ricordano Fr. Tomaso da Trebiano (+1634) e Fr. Felice da Marola, ma il più noto è senz’altro S. Francesco Maria da Camporosso (+1866) che già in vita ebbe l’appellativo di Padre Santo.
Morì di colera nel 1866, venne beatificato nel 1929 e fatto Santo da Papa Giovanni XXIII nel 1962; le sue spoglie, dal 1931, riposano in un tempietto annesso alla chiesa opera dell’ing. Lagorio realizzata da Max Forni.

Visita

Si arriva alla Chiesa salendo una scalea sul cui pianerottolo si trovava la statua del Padre Santo, ora nella cappella interna; sul sagrato campeggia la statua della Madonna Regina di T. Orsolino (+ c. 1675), sul muro a destra, entro una nicchia la statua del Padre Santo, di F. Bringiotti (1939); sulla facciata della Chiesa, sopra il portale, statua della Madonna col Bambino (sec. XVI). Sull’attigua facciata dell’oratorio sono collocate due statue di B. Carlone (sec. XVI?) raffiguranti San Francesco e San Domenico.
La chiesa è a pianta rettangolare con un profondo coro oltre il presbiterio, tre cappelle sul lato destro e due su quello sinistro in mezzo alle quali si apre il passaggio per accedere alla cappella del Padre Santo.
L’interno della Chiesa colpisce per la semplicità con il contrasto fra il bianco delle pareti e del soffitto e lo scuro del legno degli altari, del coro e delle decorazioni.
Sulla parete della controfacciata a destra il quadro del Miracolo di San Serafino di Montegranaro, tela di G. Palmieri (+1740), in basso il monumento funebre di Gromo Rosazza, di G. Chiappori (+1884) quindi il quadro della Flagellazione di Cristo (Anonimo del sec XVIII) in basso la tomba di Montero Edlmann di S. Varni (+1885).
Cappella di San Felice: nell’altare ligneo ancona di B. Strozzi raffigurante la Visione del Santo, ai lati sopra le aperture due ovali con Stimmate e Transito di San Francesco attribuite forse al Palmieri; sotto i monumenti funebri dei Ronco di Varni e di Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, favorita di Cavour.
Cappella di Nostra Signora delle Tre Ave: la sistemazione è del XX secolo; nell’altare ligneo in finto gotico francese la statua della Vergine con attorno i Santi Matilde, Antonio da Padova, Alfonso Maria de Liguori e San Leonardo da Porto Maurizio; monumenti funebri dei Doria Lamba, del Varni, e di Antonia Arese Fagnani, cantata dal Foscolo.
Fra le due cappelle Monumento funebre dei Carignani, del Varni.
Cappella delle Stimmate: già dedicata a San Francesco e Santa Chiara, questa cappella fu realizzata grazie alla munificenza del Re di Sardegna Carlo Felice di Savoia (1821-31) presenta sull’altare, in nicchia, un gruppo ligneo (1708-09) fra i più pregevoli di Anton Maria Maragliano rappresentante le Stimmate del Santo; nella cornice della nicchia sei piccole tele di Santi e Beati di casa Savoia, di S. Panario; sopra le due porte ovali raffiguranti Deposizione di Cristo, di G.A. Ansaldo (+1638) e Madonna col Bambino, di D. Piola (+1703); medaglione del Rubatto, monumento funebre dei Cambiaso, del Varni e tomba del naturalista Domenico Viviani.
Sulla parete prima del Presbiterio Santa Maria Maddalena copia dal Murillo; sull’arco sopra San Lorenzo da Brindisi, di A. Banchero (+1794) e sotto Beata Ludovica di Savoia, di S. Tagliafico (+1829).
Presbiterio: l’altare, pregevole lavoro di ebanisteria artigianale presenta nella nicchia la Statua lignea dell’Immacolata, del gavese B. Carrea (+1839); ai lati le statue lignee di San Francesco e sant’Antonio di G. Casanova (sec. XVIII) ed il tabernacolo di G. Pittaluga (+1743). Alle pareti tele di G. Palmieri Visione di San Francesco e Miracolo di Sant’Antonio.
Coro: di notevoli dimensioni, con semplici stalli lignei, alle pareti ospita notevoli tele: sul retro dell’ancona Cristo alla colonna, copia da L. Cambiaso (+1585), ai cui lati otto piccole tele attribuite anche al Fiasella; alle pareti due copie dal Murillo Adorazione dei pastori e Giuseppe venduto, l’Immacolata con simboli, di G.B. Paggi (+1627), due Miracoli di Sant’Antonio, del Palmieri e la Crocifissione di B. Castello; sul soffitto le Stimmate di San Francesco, tela di anonimo.
L’organo è di recente costruzione. Sotto al coro si trova la Cripta, di uguale ampiezza, che ospita tombe di religiosi e tutte quelle che prima erano ospitate dall’oratorio attiguo alla Chiesa.
Sull’arco del presbiterio su lato sinistro in alto Beato Angelo d’Acri, del Banchero, in basso San Crispino da Viterbo, del Tagliafico; sotto la tomba dei genitori di Massimo d’Azeglio; nella parete un’altra copia dal Murillo, l’Immacolata.
Cappella del Sacro Cuore: già del Crocifisso, la cui tela, di B. Castello, è ora nel coro; sull’altare, del 1923 su disegno di R. Lombardi la Statua lignea di A. Canepa (+1931), in alto medaglioni scolpiti ed ai lati le statue di San Giuseppe e di Santa Teresa del Bambin Gesù; sopra le porte Sacra Famiglia e San Giovannino, di B. Badaracco (+1726) e Cristo portacroce di A. G. Ansaldo (+1638); monumenti funebri della famiglia Paulucci e di Claudia di Cobley, del Varni.
Cappella del Padre Santo: leggermente arretrata rispetto alle altre, di forma ottagonale con cupola è dominata dal Monumento al Padre Santo, opera dello scultore Forni: in primo piano l’altare, con tre bassorilievi bronzei che raffigurano il colloquio del padre con la folla sulla piazzetta della Chiesa; distaccata e soprelevata l’urna con le spoglie del Santo sorretta da quattro figure angeliche; sugli spigoli le statuine della Fede, Speranza, Pazienza e Castità. Sulla destra la Statua del Santo, di C. Rubatto (+1831) (che prima si trovava nel pianerottolo della scalea esterna) il cosiddetto “monumento da palanca”; sulla sinistra l’accesso alla galleria degli ex-voto ed al piccolo Museo del Padre Santo.
Cappella di Sant’Antonio: la tela dell’altare, Visione di sant’Antonio, è di B. Castello, i dipinti sopra le porte sono a destra San Giuseppe col Bambino, di M. A. Franceschini (+1740), e a sinistra Madonna col Bambino, del Badaracco; su un piedestallo una piccola statua di Sant’Antonio, della fine del secolo XVI ed alle pareti i monumenti funerari dei Collano, del Varni, dei Fontana, del Rubatto.
Nella parete sinistra verso l’uscita, in alto tela di anonimo: Visione di San Nicola da Tolentino e in basso la tomba dei Piuma, del Varni.
Nella controfacciata il Martirio di San Fedele da Sigmaringen, tela del Palmieri; sopra il tamburo la vetrata policroma, rifacimento di una precedente del 1911 andata distrutta nei bombardamenti della II guerra mondiale, ritrae San Francesco in preghiera dinnanzi all’Immacolata per ottenere la liberazione di Genova dalla peste.

ENG

Church of the Most Holy Conception and “Padre Santo”
Genoa

Historical Notes

The Convent and Church of the Most Holy Conception date to the end of the sixteenth century, when, in order to better serve the sick of the city, the Capuchins wished to move closer to the centre from the monastery of St Barnabas.

Thanks to the contributions of benefactors and of the Bank of St George, the sum was found for purchasing the land (11 February 1593) and for building the church, dedicated to the Most Holy Conception, in thanksgiving for protection received during the plague of 1579. The project carried out according to the rules of poverty of the Capuchins foresaw that the cross and square of the church were “in perspective from both sides of the city”; the construction proceeded rapidly: in 1596 the first mass was celebrated and in April 1598 the provincial chapter was held there with over 400 monks attending. From the very beginning, the most famous artists of the time enriched the humble church with their work. Among these were in particular G.B. Paggi and Bernardo Strozzi, who also entered the Order. As well as seeing to the works in wood and cabinet-making, the monks began collateral activities such as a pharmacy, which still survives in name, a library, one of the richest in the city of the time, and a woollen mills (1635), activities that always characterized the Convent, as Alizeri so well noted: “There is no other shrine in Genoa that so encourages piety, nor an enclosure that promises more sincere peace, no façade of a temple that better invites to meditation”.
Thanks to the generosity of the benefactors, the church received works of great value such as a group of pictures by Esteban Murillo (1674), works by G.B. Palmieri and by G. Banchero; we should not forget the precious collection of crib figures among which mention must be made of those of Giulio Casanova of the seventeenth century, of G.B. Gaggini, of A.M. Maragliano, among these the well-known beggar with the sad face and that with the hare-lip by G. Pittaluga.
In 1669, the need to host the tombs of illustrious Genoese, among whom the dialectal poet Martin Piaggio stands out, led to the construction of “the noble cemeteries” around the chapel-crypt under the great choir, thanks to the contribution of the Giustiniani family; in 1835, following a regulation that forbid the burial of the dead inside churches, a special oratory designed by the young architect G. Vittorio Pittalunga was erected at the boundary of the church square.
During the Napoleonic period, the church suffered the consequences of the laws against the religious and the monks abandoned the convent for the first time; six canvases by Murillo were lost and distributed among various world museums. After their return, the monks had to leave the convent again because of the laws of suppression of 1866 and they made their final return only in 1905.
Many monks have linked their names to the church. Among these were Friar Tomaso from Trebiano (+1634) and Friar Felice from Marola, but the most famous was undoubtedly St Francesco Maria from Camporosso (+1866) who even when still alive was known as “Padre Santo”.
He died of cholera in 1866, was beatified in 1929 and was made a saint by Pope John XXIII in 1962; since 1931 his remains rest in a small temple attached to the church, designed by the engineer Lagorio and carried out by Max Forni.

Visit

The church is reached by climbing a flight of steps. The statue of the “Padre Santo”, now in the internal chapel, was formerly here on the landing. The Church square is dominated by the statue of Our Lady the Queen by T. Orsolino (+ approx. 1675). On the wall to the right, the statue of the “Padre Santo” by F. Bringiotti (1939) stands in a niche. On the façade of the church, above the portal, is the statue of Our Lady and Child (16th cent.). Two statues by B. Carlone (16th cent.?), portraying St Francis and St Dominic, are placed on the adjoining façade of the oratory.
The Church has a regular layout with a deep choir beyond the presbytery, three chapels on the right side and two on the left. The passage for reaching the chapel of the “Padre Santo” opens between these.
The interior of the Church is striking for its simplicity with the contrast between the white of the walls and of the ceiling and the darkness of the wood of the altars, of the choir and of the decorations.
The wall of the counter-façade hosts on the right the painting of the Miracle of St Serafino from Montegranaro, a canvas by G. Palmieri (+1740); below is the funerary monument of Gromo Rosazza, by G. Chiappori (+1884), then the painting of the Flagellation of Christ (by an unknown artist of the 18th cent.), below the tomb of Montero Edlmann by S. Varni (+1885).
Chapel of St Felix : in the wooden altar, altarpiece by B. Strozzi portraying the Vision of the Saint; at the sides above the openings two ovals with Stigmata and Passing of St Francis attributed perhaps to Palmieri; below the funeral monuments of the Ronco, by Varni and of Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, Cavour’s mistress.
Chapel of Our Lady of the Three Ave : the arrangement is 20th century; in the wooden altar in false French Gothic the statue of the Virgin surrounded by Sts Mathilde, Anthony of Padua, Alphonse Marie de Liguori and St Leonard from Porto Maurizio; funeral monuments of the Doria Lamba, by Varni and of Antonia Arese Fagnani, sung by Foscolo.
Between the two chapels funeral monument of the Carignani by Varni.
Chapel of the Stigmata: formerly dedicated to St Francis and St Clare, this chapel was built as a result of the generosity of the King of Sardegna Carlo Felice of Savoy (1821-31). On the altar, in a niche, is a wooden group (1708-09) that is among the most precious by Anton Maria Maragliano portraying the Stigmata of the Saint; in the frame of the niche are six small canvases of Saints and Blesseds of the Savoy family, by S. Panario; above the two doors are ovals portraying the Deposition of Christ, by G.A. Ansaldo (+1638) and Our Lady and Child, by D. Piola (+1703); medallion by Rubatto, funeral monument of the Cambiaso, by Varni and tomb of the naturalist Domenico Viviani.
On the wall before the Presbytery Saint Mary Magdalen, a copy of a Murillo; on the arch above St Laurence from Brindisi, by A. Banchero (+1794) and below Blessed Ludovica of Savoy, by S. Tagliafico (+1829).
Presbytery: the altar, a precious example of skilled woodwork, shows in the niche the wooden Statue of the Immaculate, by B. Carrea (+1839); at the sides the two wooden statues of St Francis and St Anthony by G. Casanova (18th century) and the tabernacle by G. Pittalunga (+1743). On the walls canvases by G. Palmieri, Vision of St Francis and Miracle of St Anthony.
Choir: of considerable size, with simple wooden stalls, it hosts important paintings on the walls: on the back of the altarpiece Christ at the column, copy of a work by L. Cambiaso (+1585), at the sides of this are eight small canvasses also attributed to Fiasella; on the walls two copies of Murillos – the Adoration of the shepherds and Joseph sold, the Immaculate with symbols, by G.B. Paggi (+1627), two Miracles of St Anthony, by Palmieri, and the Crucifixion by B. Castello; on the ceiling the Stigmata of St Francis, canvas by an anonymous artist. The organ is of recent construction. Under the choir is the Crypt , of the same size, that contains tombs of religious and all those that were previously hosted in the oratory attached to the Church.
On the arch of the Presbytery on the left-hand side above is Blessed Angelo D’Acri, by Banchero, below St Crispin from Viterbo, by Tagliafico; below the tomb of Massimo d’Azeglio’s parents; on the wall another copy of a work by Murillo, the Immaculate.
Chapel of the Sacred Heart: formerly of the Crucifixion, the canvas of which, by B. Castello, is now in the choir; on the altar, dating to 1923 based on a drawing by R. Lombardi the wooden Statue by A. Canepa (+1931), above sculpted medallions and at the sides the statues of St Joseph and St Teresa of the Holy Child; above the doors the Sacred Family and St John the Baptist, by B. Badaracco (+1726) and Christ carrying the cross by A. G. Ansaldo (+1638); funeral monuments of the Paulucci family and of Claudia of Cobley, by Varni.
Chapel of the “Padre Santo”: slightly set back with respect to the others, of octagonal form with a dome, it is dominated by the Monument to the “Padre Santo”, the work of the sculptor Forni: in the foreground the altar, with three bronze bas-reliefs that portray the discussion of the father with the crowd on the Church’s square; detached and raised the urn with the remains of the Saint held by four angelic figures; on the corners the small statues of Faith, Hope, Patience and Chastity. On the right is the Statue of the Saint, by C. Rubatto (+1831) (that was formerly on the landing of the external staircase) the so-called “monumento da palanca”; on the left access to the gallery of the “ex-voto” and to the small Museum of the “Padre Santo”.
Chapel of St Anthony: the altar canvas, Vision of St Anthony, is by B. Castello, the paintings above the doors are, on the right, St Joseph and the Child, by M.A. Franceschini (+1740), and on the left Our Lady and Child, by Badaracco; on a pedestal a small statue of St Anthony, of the end of the 16th century, and on the walls the funerary monuments of the Collano, by Varni, and of the Fontana, by Rubatto. On the left wall towards the exit, above is a canvas by an anonymous artist: Vision of St Nicholas of Tolentino and below is the tomb of the Piuma, by Varni.
On the counterfaçade the Martyrdom of St Fedele of Sigmaringen, a canvas by Palmieri; above the drum the polychrome window, a remake of a previous one of 1911 that was destroyed in the bombardments of the 2nd World War, portrays St Francis in prayer before the Immaculate to obtain the liberation of Genoa from the plague.

FRA

Église de la Très Sainte Conception et du “Padre Santo”
Gênes

Éléments historiques

Le Couvent et l’Église de la Très Sainte Conception remonte à la fin du XVIème siècle, quand les moines capucins, dans le but d’aider plus efficacement les malades de la ville, voulurent se rapprocher du centre en quittant le monastère de Saint Barnabé.

Grâce aux libéralités de bienfaiteurs et de la Banque de Saint Georges, il fut possible de récolter la somme permettant d’acquérir le terrain (11 février 1593) et de faire édifier l’église, qui fut dédiée à la Sainte Conception, en remerciement pour la protection qui fut accordée au cours de l’épidémie de peste de 1579. Le projet, qui fut réalisé en respectant les canons de la pauvreté qu’observaient les moines capucins, prévoyait que la croix et la place de l’église fussent “en perspective des deux côtés de la ville” ; la construction progressa rapidement : en 1596, la première messe y fut célébrée et en avril 1598, elle accueillit le chapitre provincial comptant plus de 400 moines. Dès les origines, les artistes les plus prestigieux de l’époque enrichirent de leurs œuvres l’humble église et il faut en particulier citer parmi ceux-ci G. Paggi et Bernardo Strozzi, ce dernier étant même entré dans l’ordre. Les moines, en plus de s’occuper des ouvrages en bois et d’ébénisterie, s’occupèrent également d’activités annexes telles qu’une pharmacie, qui existe encore sous ce nom de nos jours, une bibliothèque, qui comptait parmi les plus riches de la ville à cette époque et une filature de laine (1635), ces activités ayant de tout temps caractérisé le couvent, comme le rappelle Alizeri: “Il n’existe pas dans toute la ville de Gênes un autre sanctuaire suscitant à ce point la piété, aucun couvent qui ne promette une paix plus profonde, aucune façade de temple qui ne soit davantage propice à la méditation.”
Grâce à la générosité de ses bienfaiteurs, l’église reçut des œuvres de grande valeur telles qu’un groupe de tableaux d’Esteban Murillo (1674), des œuvres de G. Palmieri et de G. Banchero ; il faut également mentionner la précieuse collection de statuettes destinées à peupler la crèche, parmi lesquelles figurent celles de Giulio Casanova du XVIIème siècle, de G.B. Gaggini, d’A.M. Maragliano, au sein desquelles figurent le célèbre mendiant au regard triste et le mendiant au bec-de-lièvre, de G. Pittaluga.
En 1669, la nécessité d’accueillir les tombes d’illustres Génois, parmi lesquels figurait le poète dialectal Martin Piaggio, amena à la construction de “li nobili cimiteri” (le noble cimetière) tout autour de la chapelle – crypte sous le grand chœur, grâce à la contribution de la famille Giustiniani ; en 1835, à la suite de l’ordonnance qui interdit la sépulture des morts au sein des églises, on construisit , à la limite du parvis, un oratoire spécial sur un projet du jeune architecte G. Vittorio Pittaluga.
Pendant la période napoléonienne, l’église subit les conséquences des lois édictées contre les religieux et les moines abandonnèrent une première fois le couvent ; six toiles de Murillo furent ainsi perdues et disséminées dans différents musées de par le monde. Après être revenus une première fois, les Capucins abandonnèrent à nouveau le couvent à cause de la loi de suppression de 1866 et ce n’est qu’en 1905 qu’ils y retournèrent de manière définitive.
Nombreux furent les moines qui lièrent leur nom à l’église et, parmi ceux-ci, il faut mentionner Fr. Tomaso de Trebiano (+1634) et Fr. Felice da Marola, mais le plus connu est sans aucun doute S. Francesco Maria da Camporosso (+1866), qui, de son vivant, eut droit à l’appellation de “Padre Santo”.
Il mourut de choléra en 1866, fut béatifié en 1929 et fut proclamé Saint par le Pape Jean XXIII en 1962 ; sa dépouille mortelle, depuis 1931, repose dans une petite chapelle en annexe de l’église, œuvre de l’ingénieur Lagorio. réalisée par Max Forni.

Visite

On arrive à l’Église en montant des escaliers sur le palier desquels se trouvait à l’origine la statue du Père Saint, actuellement située dans la chapelle intérieure ; sur le parvis, se dresse la statue de la Sainte Vierge Reine de T. Orsolino (décédé en 1675), sur le mur de droite, dans une niche se trouve la statue du “Padre Santo”, de F. Bringiotti (1939) ; sur le façade de l’Église, au-dessus du portail, est logée la statue de la Sainte Vierge avec l’Enfant (XVIème siècle). Sur la façade proche de l’oratoire sont placées deux statues de B. Carlone (XVIème siècle ?) représentant Saint François et Saint Dominique.
L’église présente une forme rectangulaire avec un chœur profond s’étendant au-delà du presbytère, trois chapelles sur le côté droit et deux sur le côté gauche, au milieu desquelles s’ouvre le passage pour accéder à la chapelle du “Padre Santo”.
L’intérieur de l’église impressionne par sa simplicité, par le contraste entre le blanc des murs et du plafond et la couleur sombre des bois des autels, du chœur et des décorations.
Sur le mur de la façade intérieure, à droite, le tableau du Miracle de Saint Séraphin de Montegranaro, une œuvre de G. Palmieri (+1740), dans le bas, le monument funèbre de Gromo Rosazza, de G. Chiappori (+1884), ensuite, le tableau de la Flagellation du Christ (œuvre anonyme du XVIIIème siècle), dans le bas, la tombe de Montero Edlmann de S. Varni (+1885).
Chapelle de Saint Félix: dans l’autel en bois, retable de B. Strozzi représentant la Vision du Saint, sur les côtés, au-dessus des ouvertures deux cadres de formes ovales avec Stigmates et Passage de Saint François pouvant peut-être être attribués à Palmieri ; en dessous, les monuments funèbres des Ronco di Varni et d’Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, la favorite de Cavour.
Chapelle de Notre Dame des trois Ave Maria: l’édifice date du XXème siècle ; dans l’autel en bois, en faux gothique français, la statue de la Vierge avec autour d’elle les Saints Mathilde, Antoine de Padoue, Alfonso Maria de Liguori et Saint Léonard de Port Maurice ; monuments funèbres des Doria Lamba, de Varni, et d’Antonia Arese Fagnani, célébrée par Foscolo.
Entre les deux chapelles, monument funèbre des Carignani, de Varni.
Chapelle des Stigmates: dédiée à Saint François et Sainte Claire, cette chapelle fut réalisée grâce à la munificence du Roi de Sardaigne Charles-Félix de Savoie (1821-31), elle présente sur son autel, dans une niche, un groupe statuaire en bois (1708-09) parmi les plus remarquables créés par Anton Maria Maragliano représentant les Stigmates du Saint ; dans le cadre de la niche se trouvent six petits tableaux de Saints et de Bienheureux de la Maison de Savoie, de S. Panario ; au-dessus des deux portes, des tableaux ovales représentant la Déposition du Christ, de G.A. Ansaldo (+1638) et la Sainte Vierge avec l’Enfant, de D. Piola (+1703) ; médaillon de Rubatto, monument funèbre des Cambiaso, de Varni et tombe du naturaliste Domenico Viviani.
Sur le mur avant le Presbytère se trouve Sainte Marie-Madeleine, copie de Murillo ; sur l’arc au-dessus Saint Laurent de Brindisi, d’A. Banchero (+1794) et en dessous Beata Ludovica de Savoie, de S. Tagliafico (+1829).
Presbytère : l’autel, remarquable travail d’ébénisterie artisanale, abrite dans la niche la Statue en bois de l’Immaculée, du peintre de Gavi B. Carrea (+1839) ; sur les côtés, les statues en bois de Saint François et de Saint Antoine, de G. Casanova (XVIIIème siècle) et le tabernacle de G. Pittaluga (+1743). Aux murs se trouvent des tableaux de G. Palmieri : Vision de Saint François et Miracle de Saint Antoine.
Chœur: présentant des dimensions considérables, avec de simples sièges en bois, il porte sur ses murs des tableaux de valeur : sur la partie postérieure du retable Christ à la colonne, copie de L. Cambiaso, (+1585) sur les côtés, huit petits tableaux attribués à Fiasella ; aux murs, deux copies de Murillo Adoration des bergers et Joseph vendu, l’Immaculée avec symboles, de G.B. Paggi (+1627), deux Miracles de Saint Antoine, de Palmieri et la Crucifixion, de B. Castello ; sur le plafond, les Stigmates de Saint François, tableau anonyme.
L’orgue est de fabrication récente. Au-dessus du chœur se trouve la Crypte, de dimension équivalente, qui abrite les tombes de religieux et toutes celles qui étaient auparavant logées dans l’oratoire proche de l’Église.
Sur l’arc du presbytère, sur le côté gauche, Beato Angelo d’Acri, de Banchero, dans le bas Saint Crispin de Viterbe, de Tagliafico ; en dessous se trouve la tombe des parents de Massimo d’Azeglio ; dans le mur une autre copie de Murillo, l’Immaculée.
Chapelle du Sacré Cœur: anciennement dite “ du Crucifix ”, dont le tableau, de B. Castello, se trouve actuellement dans le chœur ; sur l’autel, datant de 1923 et érigé sur un dessin de R. Lombardi, se trouve la Statue en bois d’A. Canepa (+1931), en haut sont placés des médaillons gravés et sur les côtés les statues de Saint Joseph et de Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus ; au-dessus de la porte se trouve la Sainte Famille et Saint Giovannino, de B. Badaracco (+1726) et Christ porte-croix d’A. G. Ansaldo (+1638) ; monuments funèbres de la famille Paulucci et de Claudia de Cobley, créés par Varni.
Chapelle du “Padre Santo”: en position légèrement reculée par rapport aux autres, de forme octogonale avec dôme, elle est dominée par le Monument au “Padre Santo”, œuvre du sculpteur Forni : au premier plan l’autel, avec trois bas-reliefs en bronze, qui représentent le dialogue du père avec la foule sur la petite place de l’Église ; en position détachée et surélevée se trouve l’urne contenant les restes du Saint, soutenue par quatre figures angéliques ; sur les arêtes, les statuettes de la Foi, de l’Espoir, de la Patience et de la Chasteté. Sur la droite se trouve la Statue du Saint, de C. Rubatto (+1831) (qui, par le passé, se trouvait sur le palier de l’escalier extérieur, appelée “monumento da palanca” ; sur la gauche se trouve l’accès à la galerie des ex-voto et au petit Musée du “Padre Santo”.
Chapelle de Saint Antoine: le tableau de l’autel, Vision de Saint Antoine est l’œuvre de B. Castello, les peintures sur les portes sont, à droite, Saint Joseph avec l’Enfant, de M. A. Franceschini (+1740), et à gauche, Sainte Vierge avec l’Enfant, de Badaracco ; sur un piédestal se trouve une petite statue de Saint Antoine, datant de la fin du XVIème siècle et, sur les murs, les monuments funéraires des Collano, de Varni, des Fontana, de Rubatto.
Dans la paroi de gauche vers la sortie, en hauteur, est situé le tableau d’un anonyme : Vision de Saint Nicolas de Tolentino et, dans le bas, la tombe des Piuma, de Varni.
Dans la façade interne, le Martyre de Saint Fidèle de Sigmaringen, un tableau de Palmieri ; sur le tambour, le vitrail polychrome, remaniement d’un vitrail précédent remontant à 1911 et détruit au cours des bombardements de la Deuxième guerre mondiale, représente Saint François en prière devant l’Immaculée pour obtenir que Gênes soit libérée de la peste.

ESP

Iglesia de la Santísima Concepción y “Padre Santo”
Génova

Notas históricas

El Convento y la Iglesia de la Santísima Concepción remontan a finales de 1500, cuando para atender mejor a los enfermos de la ciudad, los Capuchinos quisieron acercarse al centro, desplazándose del monasterio de San Barnaba.

Gracias a las contribuciones de algunos benefactores y del Banco de San Giorgio fue posible recoger la cantidad para adquirir el terreno (11 de febrero de 1593) y hacer construir la iglesia, dedicada a la Santísima Concepción, en agradecimiento por la protección recibida durante la peste de 1579. El proyecto realizado según los cánones de la pobreza de los capuchinos, preveía que la cruz y la plaza de la iglesia fuesen “en perspectiva de ambos lados de la ciudad”; la construcción procedió en forma rápida: en 1596 se celebró la primera misa y en abril de 1598 hospedó el capítulo provincial, con más de 400 frailes. De inmediato los más prestigiosos artistas de esa época enriquecieron con su obra la humilde iglesia; entre ellos, y en particular, se recuerdan a G.B. Paggi y a Bernardo Strozzi, que incluso entró a formar parte de la Orden. Además de proveer a las obras de madera y de ebanistería, los frailes dieron comienzo a actividades colaterales como ser una farmacia, que aún hoy subsiste bajo ese nombre, una biblioteca, en aquel entonces entre las más completas de la ciudad, y una fábrica de lana (1635), actividades éstas que siempre caracterizaron el convento, tal como bien aparece en el Alizeri: “En toda Génova no existe santuario alguno que concilie piedad, no recinto que prometa paz más simple, no haga de templo que invite mejor al recogimiento”.
Gracias a la generosidad de los benefactores la iglesia ha recibido obras de valor, como ser un grupo de cuadros de Esteban Murillo (1674), obras de G. Palmieri y de G. Banchero; es de recordar la preciosa colección de estatuillas del pesebre, entre las cuales vale la pena citar las de Giulio Casanova del siglo XVII, de G.B. Gaggini, de A.M. Maragliano; entre ellas el famoso mendigo con una triste mirada y la del labio leporino, de G. Pittaluga.
En 1669, la necesidad de recibir las tumbas de los célebres Genoveses, entre los cuales destaca el poeta dialectal Martin Piaggio, condujo a la construcción de “los nobles cementerios” alrededor de la capilla – cripta debajo del gran coro, gracias a la contribución de la familia Giustiniani; en 1835, como consecuencia de la disposición que prohibía la sepultura de los muertos dentro de las iglesias, en el punto límite del sagrado fue erigido un preciso oratorio en base a diseño del joven arquitecto G. Vittorio Pittaluga.
Durante el periodo napoleónico la iglesia sufrió las consecuencias de las leyes contra los religiosos, y los frailes abandonaron el convento una primera vez; seis telas del Murillo se perdieron y dispersaron en varios museos del mundo. De retorno, los Capuchinos tuvieron que abandonar nuevamente el convento a causa de la ley de supresión de 1866 y sólo en 1905 regresaron en forma estable.
Fueron varios los frailes que asociaron su nombre al de la iglesia, entre los cuales se recuerdan Fray Tomás de Trebiano (+1634) y Fray Félix de Marola, pero sin lugar a duda el más famoso es S. Francisco Maria de Camporosso (+1866), quien ya en vida tuvo el apelativo de “Padre Santo”.
Murió de cólera en 1866, fue beatificado en 1929 y declarado Santo por el Papa Juan XXIII en 1962; sus restos, desde 1931 descansan en un templete anexo a la iglesia, obra del ing. Lagorio realizada por Max Forni.

Visita

Subiendo una escalera se llega a la Iglesia en cuyo descansillo se encuentra la estatua del “Padre Santo”, actualmente en la capilla interna; sobre el sagrado se destaca la estatua de la Virgen Reina de T. Orsolino (+ c. 1675), en el muro de la derecha, dentro de un nicho la estatua del “Padre Santo”, de F. Bringiotti (1939); sobre la fachada de la Iglesia, arriba del portal, la estatua de la Virgen con el Niño (siglo XVI). En la fachada contigua del oratorio se encuentran dos estatuas de B. Carlone (siglo XVI?) que representan a San Francisco y a Santo Domingo.
La iglesia es de planta rectangular con profundo coro más allá del presbiterio, tres capillas del lado derecho y dos del izquierdo, en medio de las cuales se abre el paso para acceder a la capilla del “Padre Santo”.
El interior de la Iglesia impacta por la sencillez con el contraste entre el blanco de las paredes y del techo y lo oscuro de la madera de los altares, del coro y de las decoraciones.
En la pared de la contrafachada, a la derecha el cuadro del Milagro de San Serafín de Montegranaro, tela de G. Palmieri (+1740), en la parte baja el monumento fúnebre de Gromo Rosazza, de G. Chiappori (+1884) por tanto el cuadro de la Flagelación de Cristo (Anónimo del siglo XVIII), abajo la tumba de Montero Edlmann de S. Varni (+1885).
Capilla de San Félix: en el altar lignario retablo de B. Strozzi que representa la Visión del Santo, a los lados, arriba las aberturas de dos óvalos con Estigmas y Tránsito de San Francisco atribuidas quizás a Palmieri; abajo los monumentos fúnebres de los Ronco de Varni y de Anna Schiaffino Corvetto Giustiniani, favorita de Cavour.
Capilla de Nuestra Señora de las Tres Ave: la disposición es del siglo XX; en el altar lignario en falso gótico francés la estatua de la Virgen con alrededor los Santos Matilde, Antonio de Padua, Alfonso Maria de Ligorio y San Leonardo de Porto Maurizio; monumentos fúnebres de los Doria Lamba, del Varni, y de Antonia Arese Fagnani, cantada por el Foscolo.
Entre las dos capillas Monumento fúnebre de los Carignani, del Varni.
Capilla de las Estigmas: anteriormente dedicada a San Francisco y a Santa Clara; dicha capilla fue realizada gracias a la generosidad del Rey de Cerdeña, Carlo Felice de Saboya (1821-31) presenta en el altar, en nicho, un grupo lignario (1708-09) entre los más valiosos de Anton Maria Maragliano que representa los Estigmas del Santo; en el marco del nicho seis pequeñas telas de Santos y Beatos de la casa de los Saboya, de S. Panario; arriba de las dos puertas ovaladas que representan la Deposición de Cristo, de G.A. Ansaldo (+1638) y Virgen con el Niño, de D. Piola (+1703); medallón del Rubatto, monumento fúnebre de los Cambiaso, del Varni y tumba del naturalista Domenico Viviani.
Antes del Presbiterio, sobre la pared, Santa María Magdalena copia del Murillo; en el arco de arriba San Lorenzo de Brindisi, de A. Banchero (+1794) y abajo la Beata Ludovica de Saboya, de S. Tagliafico (+1829).
Presbiterio: el altar, precioso trabajo de ebanistería artesanal, en el nicho presenta la Estatua lignaria de la Inmaculada, de B. Carrea (+1839), originario de Gavi; a los lados las estatuas lignarias de San Francisco y San Antonio de G. Casanova (siglo XVIII) y el tabernáculo de G. Pittaluga (+1743). En las paredes, telas de G. Palmieri, Visión de San Francisco y Milagro de San Antonio.
Coro: de considerables dimensiones, con simples asientos lignarios, en las paredes aloja telas notables: detrás del retablo Cristo en la columna, copia de L. Cambiaso (+1585), en cuyos lados ochos pequeñas telas atribuidas también al Fiasella; en las paredes dos copias del Murillo, Adoración de los pastores y José vendido, la Inmaculada con símbolos, de G.B. Paggi (+1627), dos Milagros de San Antonio, del Palmieri y la Crucifixión de B. Castello; en el techo los Estigmas de San Francisco, tela de anónimo.
El órgano es de reciente construcción. Debajo del coro se encuentra la Cripta, de igual amplitud, que aloja tumbas de religiosos y todas aquellas que antes se encontraban en el oratorio contiguo a la Iglesia.
En el arco del presbiterio, en la parte alta del lado izquierdo, Beato Angelo d’Acri, del Banchero, en la baja San Crispino de Viterbo, del Tagliafico; por debajo, la tumba de los padres de Massimo d’Azeglio; en la pared otra copia del Murillo, la Inmaculada.
Capilla del Sagrado Corazón: anteriormente del Crucifijo, cuya tela de B. Castello actualmente se encuentra en el coro; en el altar, de 1923 y en base a diseño de R. Lombardi, la Estatua lignaria de A. Canepa (+1931), en la parte alta medallones tallados y a los lados las estatuas de San José y Santa Teresa del Niño Jesús; arriba las puertas de la Sagrada Familia y San Juancito, de B. Badaracco (+1726) y Cristo portacruz de A. G. Ansaldo (+1638); monumentos fúnebres de la familia Paulucci y de Claudia de Cobley, del Varni.
Capilla del “Padre Santo”: ligeramente más atrás respecto a las demás y de forma octagonal con cúpula, se encuentra dominada por el Monumento al Padre Santo, obra del escultor Forni: en primer lugar el altar, con tres bajorrelieves de bronce que representan la entrevista del padre con la muchedumbre en la pequeña plaza de la Iglesia; separada y sobreelevada la urna con los restos del Santo, sostenida por cuatro angélicas figuras; en las esquinas las estatuillas de la Fe, Esperanza, Paciencia y Castidad. A la derecha la Estatua del Santo, de C. Rubatto (+1831) (que antes se encontraba en el descansillo de la grada externa), el llamado “monumento da palanca”; a la izquierda el acceso a la galería de los ex-voto y al pequeño Museo del “Padre Santo”.
Capilla de San Antonio: la tela del altar, Visión de San Antonio, es de B. Castello, las pinturas que aparecen arriba de las puertas son: a la derecha San José con el Niño, de M. A. Franceschini (+1740), y a la izquierda la Virgen con el Niño, del Badaracco; sobre un pedestal una pequeña estatua de San Antonio, de finales del siglo XVI y en las paredes los monumentos funerarios de los Collano, del Varni, de los Fontana, del Rubatto.
Hacia la salida, en la pared izquierda, en la parte alta tela de anónimo: Visión de San Nicolás de Tolentino y en la parte bajo la tumba de los Piuma, del Varni.
En la contrafachada el Martirio de San Fedele de Sigmaringen, tela del Palmieri; arriba del tambor la vidriera polícroma, reconstrucción de una precedente de 1911 que quedó destruida durante los bombardeos de la II guerra mundial, representa San Francisco en oración delante de la Inmaculada para obtener la liberación de Génova de la peste.